di Antonella Piscitelli
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una docente di sostegno che evidenzia le difficoltà e disagi che dovranno affrontare gli alunni sia nello studio per la preparazione dell'esame, sia nel sostenere emotivamente le insicurezze che accompagneranno questo nuovo esame di stato 2019.
Nello specifico, gli alunni con disabilità che seguono un PEI, in seguito alla riforma dell'eseme di maturità e soprattutto al notevole ritardo con cui sono state comunicate le nuove modalità di espletamento delle prove, potrebbero risentire particolarmente del cambiamento, dato che spesso l'aspetto emozionale, l'autostima, la sicurezza sono priorità che il docente di sostegno cura con attenzione e con i tempi necessari, che sono diversi per ognuno.
Lettera aperta al ministro dell’Istruzione…… da parte di una docente di sostegno
Oramai
da giorni è quasi palpabile la generale preoccupazione verso le modifiche
normative in tema di Esame di Stato.
Condivido
lo sconforto di noi docenti verso ed avverso la doppia materia per la seconda
prova scritta; sorrido esterrefatta
all’idea del sistema delle buste, tra le quali, i candidati dovranno
estrarre “l’argomentone di spunto”
per l’inizio del colloquio orale; tremo
al’idea di dover partecipare come membro aggregato (docente esperto di
sostegno) insieme ai miei colleghi della commissione, interni ed esterni, alla
preparazione del contenuto delle buste.
Anche
questa riforma, me lo permetta ministro, è frutto di un lavoro di pochi molto lontani dal vero mondo della scuola.
La
mia lettera tuttavia non vuole solo associarsi al coro dei detrattori perché,
in realtà, più di tutto, mi raggela il
silenzio unanime, dei riformisti e dei contestatori, verso le difficoltà
che il nuovo esame rappresenterà per i nostri alunni con Bisogni Educativi
Speciali.
È
vero che con il Decreto legislativo nr. 62 attuativo della legge 107/2015 (“Valutazione e certificazione delle
competenze nel primo ciclo ed esami di Stato”) all’Articolo 20 (Esame di
Stato per le studentesse e gli studenti con disabilità e disturbi specifici di
apprendimento) il legislatore si è posto la questione degli alunni che seguono un percorso didattico realizzato
ai sensi del Piano educativo individualizzato (PEI), ma nello specifico, nella
pratica didattica mi domando come faremo, in meno di cinque mesi, a supportare i nostri alunni, con
programmazione ad obiettivi minimi, rispetto alle novità normative?????
Solo
cinque mesi per allenare alle novità alunni che necessitano di supporto
soprattutto in termini di autonomia e auto-stima.
Da
anni mi occupo di disagio e disabilità, mi considero un coach di alunni con potenzialità speciali e diversamente
esprimibili. Vivo le difficoltà di dover riprogettare l’azione didattica anche
giornalmente per raggiungere gli obiettivi minimi previsti nelle singole
discipline; avverto la responsabilità di non banalizzare i contenuti per
trasmettere competenze spendibili. Mi adopero, in sinergia con i colleghi delle
diverse discipline, per il successo formativo ed umano degli alunni; lavoro con
la classe e per il gruppo classe; conoscavoro con
la classe e per il gruppo classe; conosco lo le fragilità e le potenzialità di
ciascuno; stimolo tutti alla partecipazione al dialogo educativo; suggerisco le
strategie didattiche più adeguate ai bisogni speciali. Sono sconcertata dal
dover, nei mesi che ci separano dall’esame di maturità, dare indicazioni che
sovvertono gli sforzi degli ultimi tre anni dei miei alunni diversamente fragili. Non sono
ostile alle riforme, il nuovo non mi spaventa, con il mio lavoro sono abituata alla
provvisorietà connessa al disagio e alle neuropatologie, ma non condivido che
vengano compromesse le potenzialità e le rare certezze dei miei alunni
speciali.
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