"di Antonella Piscitelli"
Stamani
leggevo, tutta di un fiato, la Nota 388 del 17 marzo 2020, e riflettevo! Mi
faceva sorridere l’esortazione a pagina 6: “La
sospensione delle attività didattiche non deve interrompere per quanto
possibile il processo di inclusione.”
Personalmente
ritengo che la prosecuzione della didattica a distanza si tradurrà nella
vanificazione dei risultati raggiunti, nella parte iniziale del corrente anno
scolastico, dai nostri alunni diversamente abili. Non voglio essere
catastrofica ed allarmista, condivido, con il nostro Governo, il principio
secondo il quale : la didattica a distanza era l’unica buona pratica che
permettesse la continuazione del percorso di apprendimento; tuttavia avanzo anche
alcune perplessità, che vorrei condividere con voi.
“È compito del Dirigente
scolastico d’intesa con la famiglia e con il docente di sostegno, verificare
che ciascun alunno sia in possesso della strumentazione necessaria (sempre a
pagina 6),” ma la sola verifica che il nostro alunno
diversamente abile e/o con bisogni educativi speciali sia in possesso del pc,
della videocamera e del microfono, mi domando se può veramente garantire che
non venga interrotto il percorso di apprendimento.
Una
mera verifica della dotazione strumentale è condizione sufficiente e necessaria
per ritenere incluso il nostro alunno nel gruppo classe?
La
partecipazione alla classe virtuale, la condivisione di materiale semplificato
per permettere al nostro alunno il rispetto delle consegne può essere inteso
come assistenza del docente di sostegno alla crescita personale e professionale
dell’alunno diversamente abile e/o con bisogni educativi speciali?
Non credo,
il ruolo del docente di sostegno è diverso.
La didattica a distanza comprime il
ruolo del docente di sostegno, lo sposta ai margini dello schermo del pc,
riduce ed annulla il suo intervento empatico. Non c’è inclusione restando
lontani, con le video lezioni, con le video telefonate, manca il momento
osservativo e motivazionale, attraverso lo strumento informatico non c’è
comunicazione.
I
nostri alunni sono abituati alla nostra presenza vigile ma discreta in classe,
sono tranquillizzati dalla routine in classe, sono sostenuti dai nostri sguardi
nel momento delle verifiche, attendono noi, docenti di sostegno, che siamo il
loro ponte di connessione con il resto della classe. E adesso?? A distanza, il
nostro ruolo e quello degli altri docenti curricolari è ridotto a
somministratori di informazioni pre-confezionate, seppure ci organizziamo a
registrare in modalità asincrona la lezione e destiniamo la nostra video
lezione in presenza al momento del confronto con gli alunni, i nostri alunni
diversamente abili e/o con bisogni educativi speciali resteranno un passo
indietro, disorientati, intimiditi e forse non interveranno.
Permettetemi
di sostenere che la didattica a distanza evidenzia le differenze, lascia
indietro coloro che non sanno e non sono in grado di utilizzare il mezzo
digitale, lascia indietro quelli che per comunicare adottano canali diversi e
non sempre comprensibili (non
dimentichiamo i nostri alunni autistici), richiede alle famiglie uno sforzo
immane in termini di impegno, richiede a tutti i genitori di sostituirsi ai
professionisti (docenti di sostegno, terapisti, educatori) che affiancano i
loro figli nel percorso di crescita, mischia i ruoli e confonde gli alunni.
La
didattica a distanza è in divenire, l’emergenza COVID-19 ci mette alla prova,
ci chiede continui sforzi per improvvisare modi nuovi per insegnare, ci chiede
di inventare nuovi canali per comunicare; chiede a tutti i docenti, curricolari
e di sostegno, di re-inventarsi per non lasciare nessuno indietro. Ci vorrà del
tempo, non ci saranno vincitori, al momento, in questa fase di incertezza:
il
nostro compito da educatori è di
contenere il numero dei vinti.
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Cosa si intende per attività didattica a distanza
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