giovedì 19 marzo 2020

Inclusione e Didattica a Distanza: riflessioni





"di Antonella Piscitelli"

Stamani leggevo, tutta di un fiato, la Nota 388 del 17 marzo 2020, e riflettevo! Mi faceva sorridere l’esortazione a pagina 6: “La sospensione delle attività didattiche non deve interrompere per quanto possibile il processo di inclusione.” 


Personalmente ritengo che la prosecuzione della didattica a distanza si tradurrà nella vanificazione dei risultati raggiunti, nella parte iniziale del corrente anno scolastico, dai nostri alunni diversamente abili. Non voglio essere catastrofica ed allarmista, condivido, con il nostro Governo, il principio secondo il quale : la didattica a distanza era l’unica buona pratica che permettesse la continuazione del percorso di apprendimento; tuttavia avanzo anche alcune perplessità, che vorrei condividere con voi. 


“È compito del Dirigente scolastico d’intesa con la famiglia e con il docente di sostegno, verificare che ciascun alunno sia in possesso della strumentazione necessaria (sempre a pagina 6),” ma la sola verifica che il nostro alunno diversamente abile e/o con bisogni educativi speciali sia in possesso del pc, della videocamera e del microfono, mi domando se può veramente garantire che non venga interrotto il percorso di apprendimento.

Una mera verifica della dotazione strumentale è condizione sufficiente e necessaria per ritenere incluso il nostro alunno nel gruppo classe?

La partecipazione alla classe virtuale, la condivisione di materiale semplificato per permettere al nostro alunno il rispetto delle consegne può essere inteso come assistenza del docente di sostegno alla crescita personale e professionale dell’alunno diversamente abile e/o con bisogni educativi speciali? 


Non credo, il ruolo del docente di sostegno è diverso

La didattica a distanza comprime il ruolo del docente di sostegno, lo sposta ai margini dello schermo del pc, riduce ed annulla il suo intervento empatico. Non c’è inclusione restando lontani, con le video lezioni, con le video telefonate, manca il momento osservativo e motivazionale, attraverso lo strumento informatico non c’è comunicazione. 


I nostri alunni sono abituati alla nostra presenza vigile ma discreta in classe, sono tranquillizzati dalla routine in classe, sono sostenuti dai nostri sguardi nel momento delle verifiche, attendono noi, docenti di sostegno, che siamo il loro ponte di connessione con il resto della classe. E adesso?? A distanza, il nostro ruolo e quello degli altri docenti curricolari è ridotto a somministratori di informazioni pre-confezionate, seppure ci organizziamo a registrare in modalità asincrona la lezione e destiniamo la nostra video lezione in presenza al momento del confronto con gli alunni, i nostri alunni diversamente abili e/o con bisogni educativi speciali resteranno un passo indietro, disorientati, intimiditi e forse non interveranno.


Permettetemi di sostenere che la didattica a distanza evidenzia le differenze, lascia indietro coloro che non sanno e non sono in grado di utilizzare il mezzo digitale, lascia indietro quelli che per comunicare adottano canali diversi e non sempre comprensibili (non dimentichiamo i nostri alunni autistici), richiede alle famiglie uno sforzo immane in termini di impegno, richiede a tutti i genitori di sostituirsi ai professionisti (docenti di sostegno, terapisti, educatori) che affiancano i loro figli nel percorso di crescita, mischia i ruoli e confonde gli alunni. 


La didattica a distanza è in divenire, l’emergenza COVID-19 ci mette alla prova, ci chiede continui sforzi per improvvisare modi nuovi per insegnare, ci chiede di inventare nuovi canali per comunicare; chiede a tutti i docenti, curricolari e di sostegno, di re-inventarsi per non lasciare nessuno indietro. Ci vorrà del tempo, non ci saranno vincitori, al momento, in questa fase di incertezza:

il nostro compito da educatori è di contenere il numero dei vinti.



Cosa si intende per attività didattica a distanza



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