Oggi faccio delle considerazioni personali, di
sicuro controcorrente.
Spesso leggo di
studenti diplomati, che iniziano a pensare quale percorso universitario
intraprendere per “trovare lavoro” o di neolaureati che valutano le opportunità
lavorative che offre il proprio titolo di studio.
Ad alcuni piacerebbe
insegnare, ma spesso sono scoraggiati dalle tante notizie che susseguono sulla situazione
degli aspiranti insegnanti, alcuni precari da anni e non ancora stabilizzati. “Entrare
di ruolo è impossibile, ci sono persone che aspettano da molto tempo e che sono
prima di te” ci si sente dire.
Personalmente non la
penso così.
Riuscire a lavorare
come insegnante non comporta un percorso più lungo, né è più difficile di altri
impieghi.
Mi riferisco ovviamente
a impieghi che prevedono la laurea magistrale come titolo di accesso; se
parliamo di imprenditoria il discorso cambia, ma non è esente da problematiche,
seppur diverse.
Con questo non voglio
dire che sia “facile” o poco impegnativo. Oggi la “stabilizzazione” è una
situazione difficile in tutti i campi. Spesso si comincia a lavorare con
contratti a tempo determinato, contratti a progetto, Co.Co.Co ecc.
Paradossalmente anche avere un contratto a Tempo Indeterminato nel privato non è garanzia
di alcunché, come provano le tante aziende che hanno chiuso negli ultimi 10
anni o hanno interrotto la distribuzione in Italia, lasciando a spasso tanti
professionisti, ingegneri, biologi, chimici, ecc.
Lavorare nella scuola
come docente non è spesso immediato, ma questo dipende molto dalle materie che
si possono insegnare e anche dalla zona geografica. Di solito l’Italia
settentrionale, ad esempio, offre più possibilità di quella meridionale.
Io credo che per riuscire
a insegnare nella scuola (a Tempo determinato o indeterminato) bisogna
innanzitutto essere motivati e seguire un percorso che poi possa portare al
ruolo. Effettivamente non è semplice stare dietro alle numerose e variopinte
riforme del reclutamento. Sembra che il FIT istituito con DL 59 del 2017, sia
già “passato di moda” e che al MIUR stiano lavorando per proporre nuovi
percorsi, che rispondano meglio alle esigenze della scuola e degli aspiranti
insegnanti.
Secondo me, uno
studente/laureato che vuole diventare insegnante deve semplice seguire le sue
inclinazioni, senza stare a vedere quali materie sono più richieste, perché certe
volte si rischia di fare grossi errori nella scelta. Se una cosa la si fa con
passione, sarà più facile superare gli ostacoli che si incontrano sul proprio
percorso. Di certo a volte bisognerà ridimensionare i propri “sogni”,
avvicinandoli alle possibilità effettivamente disponibili.
Secondo me per uno
studente a cui piace la letteratura e che vorrebbe insegnare Lettere, sarebbe
meglio seguire questo percorso, piuttosto che iscriversi, ad esempio, ad una
facoltà come Giurisprudenza, che secondo l’opinione pubblica offre più
possibilità lavorative, se poi non piace fare l’avvocato o il magistrato, così
come uno studente che vuole diventare medico non deve farsi intimorire dalla
lunghezza del percorso di studi necessario (laurea+ specializzazione).
Motivazione impegno passione…e
a volte un pizzico di fortuna!
Info utili:
Per conoscere le materie che si possono insegnare con il proprio titolo di studi si può consultare questo link: classi di concorso CGIL