E’ in attesa di approvazione la modifica al DLgs 59/2017, che
disciplina il nuovo sistema di
formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria.
Il DLgs 59 aveva introdotto un
nuovo sistema di reclutamento dei docenti chiamato FIT, secondo il quale i
vincitori di concorso avrebbero dovuto svolgere un periodo di formazione di 3
anni (o 2 nel caso avessero già 3 anni di servizio) prima di essere confermati
in ruolo.
La Bozza attualmente in discussione
in Parlamento modifica ulteriormente la procedura riducendo a 1 solo anno di
prova e formazione per i neoassunti da concorso, al termine del quale, superato
il colloquio finale con il comitato di valutazione, si ottiene la conferma in
ruolo.
Sparisce quindi il FIT e si ritorna al Caro e Vecchio
Concorsone aperto a tutti.
Per concorrere per i posti comuni (per
le classi di concorso per le quali è necessaria la laurea magistrale o a ciclo
unico come requisito di accesso) basterà infatti avere i titoli previsti per l’insegnamento
della specifica classe di concorso congiunti a uno dei seguenti titoli:
- 24 CFU nelle discipline antro-po-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche;
- 3 anni di servizio nei precedenti 8 anni, di cui almeno uno nella cdc per la quale si partecipa al concorso;
- Un’abilitazione in una classe di concorso o per altro grado di istruzione, anche diversa da quella per la quale si partecipa (art 1 comma 1, e comma 5).
Inoltre, chi supera tutte le prove
concorsuali, ossia ottiene anche il punteggio minimo per ciascuna delle 3 prove
(2 prove scritte e 1 prova orale) consegue l’abilitazione all’insegnamento per
le medesime classi di concorso (art. 1, comma 6).
Questo significa che chi ottiene
almeno 7/10 ad ogni prova, anche se non risulta vincitore di concorso,
conseguirà l’abilitazione all’insegnamento.
I nuovi abilitati con questa nuova
procedura concorsuale potranno, quindi, iscriversi in II fascia di Graduatorie
di Istituto, a meno che il nuovo governo non proponga qualche altra fantasiosa riforma anche per il reclutamento dei docenti a tempo Determinato, modificando
le fasce delle GI o i requisiti di accesso.
Per quanto tutto questo possa
sembrare un miglioramento della situazione (e in parte lo è in quanto un FIT con
tirocinio di 2 o 3 anni per professionisti laureati e spesso plurispecializzati
era impraticabile), comporterà numerose problematiche e andrà a inasprire la
situazione del precariato, problematiche, peraltro, già note e già vissute almeno
dal 2000, dopo il concorso del 1999.
Un vero e proprio ritorno al
passato di 20 anni.
Nel prossimo post approfondiremo in
che modo questa riforma potrebbe peggiorare le condizioni, non solo dei docenti
precari, ma di tutta la scuola a partire dai veri protagonisti: gli alunni.
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